Doppia Prospettiva: aprire al cambiamento

A Bologna il convegno promosso da AIDIA intreccia scienza, cultura e parità di genere

Una giornata densa di pensiero, confronto e visioni ha animato il convegno “Doppia Prospettiva: aprire al cambiamento”, promosso dalla sezione di Bologna di AIDIA – Associazione Italiana Donne Ingegneri e Architette. L’evento, che si è svolto nel capoluogo emiliano, ha riunito esponenti del mondo scientifico, istituzionale, culturale e artistico, con l’obiettivo di indagare come l’interdisciplinarietà, l’inclusione e il superamento degli stereotipi di genere possano diventare strumenti concreti per generare innovazione e progresso.

Ho avuto il piacere e l’onore di co-organizzare l’iniziativa in qualità di socia AIDIA Bologna, lavorando all’interno di un’équipe affiatata, insieme alla Presidente della Sezione, Francesca Sirianni, promotrice e motore dell’intero progetto. Fin dall’inizio, il desiderio comune è stato quello di creare un contesto di dialogo autentico, aperto al contributo di voci differenti, capaci di raccontare con forza e consapevolezza le trasformazioni in atto nella nostra società.

L’apertura del convegno è stata arricchita dalla presenza di numerose figure istituzionali e rappresentanti del mondo associativo. Hanno partecipato Maurizio Fabbri, Presidente dell’Assemblea Legislativa della Regione Emilia-Romagna; Gessica Allegni, Assessora alla Cultura, Parchi e Forestazione, Tutela e valorizzazione della biodiversità e Pari opportunità; ed Emily Marion Clancy, Vicesindaca della Città metropolitana di Bologna e responsabile del Piano per l’Uguaglianza. A portare il punto di vista delle realtà professionali e associative sono state Anna Vella, Presidente nazionale di AIDIA; Veronica Visani, Coordinatrice della Commissione Pari Opportunità dell’Ordine degli Architetti della Provincia di Bologna; Annalisa Cerrè, Delegata dell’Ordine degli Ingegneri della Provincia di Bologna; Laica Montanari, Presidente del Coordinamento Regionale dell’Emilia-Romagna dei Centri Antiviolenza; e Alice Degl’Innocenti, Vicepresidente del medesimo Coordinamento.

Il cuore dell’incontro si è espresso nella tavola rotonda, momento di scambio e riflessione che ha saputo intrecciare discipline, esperienze e linguaggi. Tra i protagonisti, la scienziata e ingegnera aerospaziale Amalia Ercoli Finzi, Presidente Onoraria di AIDIA, ha condiviso con il pubblico una testimonianza luminosa di impegno, intelligenza e passione. Al suo fianco, lo storico e scrittore Alessandro Vanoli ha arricchito la conversazione con il suo approccio colto e narrativo, offrendo una lettura profonda del concetto di cambiamento.

Hanno contribuito inoltre, con interventi appassionati e sfaccettati, Alice Maria Baisi, Elena Carletti, Rossana Gabrielli, l’artista Ilaria Margutti, Claudia Miani, Silvia Rossi e Nicole Ticchi. All’interno della tavola rotonda è intervenuta anche Giulia Cellie, socia AIDIA, portando il proprio contributo sul tema del cambiamento culturale nelle professioni tecniche e sul ruolo attivo delle donne nel costruire nuovi modelli di riferimento. La sua testimonianza ha dato ulteriore forza al valore della partecipazione femminile nei settori dell’architettura e dell’ingegneria, ancora oggi segnati da squilibri di rappresentanza e riconoscimento.

Tra i tanti spunti emersi nel corso della giornata, uno in particolare mi sta a cuore e sento di voler condividere: la necessità, oggi più che mai, di valorizzare il ruolo delle donne nei contesti professionali. Non si tratta solo di garantire equità di accesso e rappresentanza, ma di riconoscere come la presenza femminile arricchisca profondamente ogni ambito con visioni nuove, connettive e trasversali. È una questione culturale, ma anche strutturale: includere davvero significa trasformare le regole del gioco, rendendole più giuste, più umane, più adatte al tempo che viviamo.

In questa visione si inserisce anche la mia profonda convinzione circa il ruolo sociale dell’architetto. L’architettura non può essere intesa soltanto come esercizio tecnico o stilistico: è un atto civile, una responsabilità collettiva, uno strumento per costruire relazioni e creare spazi di qualità, accessibili, rispettosi delle differenze e generatori di senso. L’architetto è chiamato a interpretare i bisogni della società, a dare forma alla complessità, a farsi tramite tra cultura e territorio.

Il convegno si è chiuso con un forte senso di consapevolezza e possibilità. “Doppia Prospettiva” non è stato solo un titolo, ma una promessa: quella di guardare il mondo da più angolazioni, di tenere insieme le diversità, di fare del cambiamento un progetto condiviso. Una giornata che ha lasciato il segno, non solo per i contenuti, ma per l’energia autentica delle persone che l’hanno attraversata.

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